Augusto. Braccio violento della storia by Luca Canali

Augusto. Braccio violento della storia by Luca Canali

autore:Luca Canali [Canali, Luca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2022-02-23T23:00:00+00:00


IV

Durante quelle visite, e alcuni consulti con i suoi migliori allievi, Musa aveva definito il comportamento sessuale di Ottaviano con un vocabolo poco noto, ma chiaro nella sua etimologia, “satiriasi”, cioè trasformazione dell’individuo “normale” in satiro sempre a caccia di “ninfe”, vergini da deflorare o belle matrone già esperte di rapporti sessuali, preferibilmente anomali. Ottaviano si beffava di queste definizioni: credeva ciecamente alle diagnosi fisiche di Musa e si atteneva con scrupolo alle sue prescrizioni, ma si ostinava a considerare semplice esuberanza il proprio erotismo esasperato, ormai persino incurante di nasconderlo per la sfrontatezza che il suo potere sempre più indiscusso gli faceva apparire normale. Non si rendeva conto che l’immoralità a volte provocatoria della sua vita privata, in così aperto contrasto con la rigorosa moralità che egli pretendeva di imporre a tutti i cittadini, danneggiava pericolosamente la sua immagine, che ora, nell’immaginario collettivo, rischiava di apparire simile a quella di un individuo sessualmente “malato”. Eventi tragici che sarebbero presto accaduti, sia nel Palazzo sia all’esterno, in ambienti comunque altolocati e provvisti di un non indifferente potere di contestazione, avrebbero dimostrato che tale anomalia psichica dell’uomo che aveva in pugno le redini dello Stato, diminuendo il suo prestigio, avrebbe potuto addirittura distruggere la credibilità di ogni altro suo atto o messaggio, e riproporre il rischio di una nuova sanguinosa competizione al vertice dello Stato.

Tuttavia in questo caso Augusto ubbidì al suo medico, anche se indulgendo di nuovo alla soddisfazione del suo istinto sessuale. Scelse infatti come residenza la rustica casupola di Tazia, che fu ben felice di accoglierlo, ospitarlo, accudirlo, e tornare ad amarlo come un tempo. Fu proprio in questa occasione, se non altro più tranquilla delle sue convulse giornate romane, che egli decise – decisione da troppo tempo rinviata – di leggere con attenzione la lettera che Cesare gli aveva scritto poco prima di essere ucciso.

Cesare a Ottaviano, mio erede e figlio adottivo.

La stima e l’affetto che ho sempre nutrito per te, accanto a qualche riserva sul tuo carattere e sui modi della tua personalità, hanno fatto sì che, avendoti al mio fianco in Spagna, io capissi che tu eri l’unica persona cui avrei potuto affidare non solo gran parte dei miei beni, ma anche il completamento del disegno politico che ho da sempre avuto in mente, e che consiste in due o tre “linee portanti”, semplici da esprimere, ma difficili da realizzare: anzitutto la necessità di trasformare uno Stato decrepito e abbarbicato alle radici del più ottuso privilegio di classe in un moderno Stato fondato sulla giustizia sociale; compiere una dura, ma necessaria “rivoluzione”, preceduta da una risolutiva guerra civile che ponesse fine a una lunga serie di guerre civili fra liberi e schiavi, cittadini e provinciali, straricchi e diseredati, in una vicenda che alcuni ingenui o ideologi in malafede definiscono “difesa della libertà”, ed è invece, da sempre, ma da un secolo a questa parte con sempre maggiore virulenza, nient’altro che un vergognoso trionfo della più bieca ingiustizia sociale; da ultimo la necessità di un condottiero



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